Lampedusa Marzo 2019 ...viaggio nell’ “Isola che non c’è”
Su un muro del porto una scritta “proteggere le persone non i confini” ci accolse per farci capire lo spirito di quest’isola, della sua gente mai stanca di aprire le porte e il cuore ; possibile terra di rinascita e nuova vita, l’approdo sicuro per chi era riuscito ad attraversare il mare. Le barche in legno usate per tentare la fortuna, di tanti colori di tante forme erano state accatastate in uno spazio visibile a distanza. Testimoni silenti di disperazioni. I nomi delle barche verniciati sulle prue, spesso in arabo, gli ridavano vita ai nostri occhi e altre scritte più lunghe ci illudevamo fossero dei buoni auspici per il viaggio. Altre barche più grandi di stazza erano “parcheggiate” ai moli, ormai preda della ruggine e svuotate delle storie dei suoi equipaggi, monumenti alla vita, a chi ce l’aveva fatta.
Un edificio rivestito con il legno delle barche usate per le traversate, le porte di altre case dello stesso materiale colorano i dintorni del porto oltre alla varie scritte sui muri, murales e scale variopinte. Lampedusa un mondo a parte. Il cimitero ci ricordò chi si perse in mare, chi tentò la “sorte” con sfortuna. Affondati, annegati bruciati nell’indifferenza, in ritardi colpevoli. Negazione della vita. Tombe, alcune senza nome per sempre, scritte sulle lapidi in lingue di origini antiche; una targa per ricordarli, ennesima pietà degli abitanti di questa “Isola che non c’è”. E poi la Porta dell’Accoglienza sulla costa. Denigrata e amata, un po' deteriorata dalle intemperie ma ancora ben salda nonostante tutto. La attraversiamo come se fosse un tributo da dare all’Isola, ai suoi abitanti ed ai suoi migranti vivi e morti.
“Lampedusa lettere credenziali “ di Alfredo Allegri e Simone Fierucci
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